BIOGRAFIA

Nata a Ponte dell’Olio (PC) nel 1983, l’artista Sofia Cacciapaglia vive e lavora tra Milano e New York. Studia Belle Arti e pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, dove si laurea nel 2006. Si trasferisce a New York dove nel dicembre del 2007 inaugura la sua prima esposizione personale, curata dal fotografo Fabrizio Ferri all’Industry Superstudio.
In seguito ha esposto in numerose gallerie come quella di Riccardo Crespi e in molte esposizioni tra le quali una con Alessandra Bonomo, una personale alla La Permanente e alla Sotheby. Nel 2011 è stata la più givane artista alla 54a Biennale di Venezia ad esporre al Padiglione Italia. Caterina Gatta, una giovane fashion designer, ha dedicato al lavoro di Sofia l’intera collezione Autunno/Inverno 14-15.

“ll mio lavoro nasce sempre da un’emozione, da un sentimento istintivo dato dal sentire il contemporaneo in cui vivo. Non si sviluppa quindi attraverso un’idea, non parte dalla mente, ma da attimi di presenza, consapevolezza, attenzione del mio essere viva davanti a tutto quello che mi circonda e si muove attorno, a me e dentro di me, attimo per attimo.

Così nasce il mio interesse verso una ricerca esclusivamente pittorica intorno alla figura umana. Questa non viene mai rappresentata isolata, ma sempre all’interno di un gruppo di più figure. Grappoli di figure vivono le une sulle altre e da questo assemblaggio si sprigionano delle forze tra i corpi che si cercano, si sostengono, fluttuano nello spazio, si respingono con delicatezza o con rabbia, ma mai venendo meno al contatto umano che é sempre il filo conduttore delle forme.

Il gruppo è la forza che dà vita a queste figure che non potrebbero esistere altrimenti. Il contatto umano e il gruppo sono collegati e vivono in un rapporto diretto tra loro; il singolo si identifica solo attraverso l’esistenza collettiva, come se niente avesse più vita senza questa. Le mie figure sembrano sempre alla ricerca di una direzione, di un uscita (in questo caso dalla tela), di una strada di salvezza, di liberazione.
Vivono invece di incastri, di forze chiuse, bloccate, di composizioni serrate e non hanno alcuno sfogo se non nel loro esistere come figurazione pittorica; fermate in un momento di movimento sullo spazio della tela.
Lo sfondo non è mai descrittivo ma sempre uno spazio irreale dai colori che aiutano a rendere il movimento dei corpi ancora più legato, appesantito, forzato come un ritmo solenne che diventa in realtà statico e silenzioso: assistiamo così ad un silenzio contemplativo, un silenzio prigioniero, alle volte accomodante e pacifico, in cui siamo cullati, altre volte freddo e inquietante.
Il fondo si contrappone alle figure per il contorno sempre netto che chiude la forma senza alcuna indecisione, come se il corpo divenisse simbolo, segno irreversibile.
La sfumatura non è mai nella linea di contorno ma si crea all’interno dei due spazi chiusi, fondo e figura, che convivono pur non interagendo.
Il colore bianco, etereo dei corpi fa sì che queste grandi figure, nonostante ci appaiano tanto forti, hanno in realtà un esistenza fragile e sospesa.
Sempre il colore dei corpi collega questi esseri ad un mondo antico, lontanissimo, come fossero riemerse dalla classicità per volersi riappropriare di un’armonia che risulta quasi forzata, in un epoca dove siamo contornati dal nulla, dal vuoto e dal totale appiattimento della bellezza.”

Sofia Cacciapaglia