Biografia

Andrea Marco Panarelli, nato a Zurigo il 30 maggio del 1975 (da padre italiano di L’Aquila e madre svizzera di Zurigo), vive e lavora a L’Aquila. Fin dai primi anni di scuola, Andrea dimostra un elevato senso della forma e del colore che si svilupperà nel corso della formazione didattica. Giornalmente viene a contatto con il mondo della stampa pubblicitaria nella fabbrica del nonno che, a quel tempo, gli insegnava come utilizzare la tecnica del colore in quadricromia.

Realista

Negli anni dell’adolescenza comincia a studiare da autodidatta i grandi artisti del passato, da Michelangelo a Goya. Il momento più importante della vita artistica di Andrea è segnato dall’incontro con il Maestro Marcello Mariani, che lo prende con sè nel suo studio e gli insegna che la pittura offre la possibilità di mettere a nudo la propria anima trasferendo sulla tela un cosmo di emozioni e sentimenti. Da questa esperienza nasce la prima mostra personale nel dicembre del 2003, volutamente chiamata “Senza titolo”.

La necessità di volersi perfezionare lo spinge a studiare le antiche tecniche pittoriche.

Nel gennaio 2007 viene accettato alla “Florence Academy of Art” di Firenze, dove ha studiato anatomia e pittura dal vero e ha appreso la grande forza espressiva del realismo scoprendo l’importanza del “ritorno al vero” nell’arte.

Subito dopo l’evento sismico del 6 aprile, Andrea viene contattato dalla Confindustria Abruzzo Giovani Imprenditori che gli commissiona un’opera che possa rappresentare la tragedia vissuta dagli aquilani. Il quadro, un olio su tela 90X80 intitolato “L’Aquila”, verrà infatti presentato come simbolo nella conferenza “Dal sisma alla ricostruzione dell’Abruzzo”. Attualmente Andrea Panarelli vive tra Firenze e L’Aquila.

Andrea Panarelli per Art Power

‘A munnezza
La soluzione per il problema ecologico è ormai diventata un punto interrogativo fisso per tutta l’umanità. Adesso tutti noi contribuiamo alle decisioni che determineranno l’aspetto e la salute del nostro pianeta, e di conseguenza di noi stessi. Il muro più difficile da abbattere è quello economico, finché l’umanità ragiona sul “miracolo della vita” in termini monetari, non avrà gli strumenti adatti per trovare una via giusta da percorrere. Bisognerebbe trovare una visione collettiva più vicina alla natura, senza voltarsi indietro. Alcuni esempi di questa visione già si stanno diffondendo: pensiamo per esempio alla vendita degli alimenti a chilometro zero, un’immensa risposta all’inquinamento prodotto dai grandi traffici intercontinentali dell’industria alimentare che equivale a quasi un terzo dell’inquinamento prodotto sulla terra. Per l’energia rinnovabile, ne esistono tantissimi esempi: il sole, l’acqua, il vento, la fermentazione di materiale biologico. Se guardiamo bene, abbiamo sotto mano già tutte le risposte, e la cosa più bella è che sono tutte compatibili con la natura; l’unico grande ostacolo riguarda il lato economico come dicevamo prima, chi governa non spingerà mai su un qualcosa che generi un grande giro d’affari, come è il caso dell’energia atomica.

Oggi noi viviamo in un mondo che preferisce consumare sempre di più, producendo più immondizia senza sapere come smaltirla, eppure basterebbe dividere gli incartamenti dalle pietanze quando si fa la spesa per accorgersi di quanta inutilità noi tutti siamo partecipi in un qualche modo.

Si può parlare di riciclo o di raccolta differenziata ma la mia domanda è: “Perché usare energia per produrre qualcosa se poi bisogna usare altra energia per smaltirla? “A munnezza” vuole essere una provocazione e anche una semplice domanda che io come artista pongo a tutta l’umanità: “E’ veramente necessaria tutta questa munnezza ?”.

L’opera

‘A munnezza
Olio su tela, anno 2010