Acque-forti A Venezia

personale di Livio Ceschin

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Il progetto di organizzare una mostra personale del Maestro Ceschin nasce dalla volontà di dedicare anche sul territorio veneziano uno spazio di rilievo ad un grande incisore veneto, le cui opere continuano ad essere esportate ovunque nel mondo.

InParadiso Gallery, Venezia

12 Ottobre – 3 Novembre 2007

Venerdì 12 ottobre 2007 ore 18.00

LA MOSTRA

Mostra personale di Livio Ceschin presentata dal Prof. Giorgio Trentin – Presidente degli Incisori Veneti.

Dal 12 Ottobre al 3 Novembre 2007 il Concilio Europeo dell’Arte presenta presso lo spazio espositivo “InParadiso” la mostra personale dell’incisore Livio Ceschin “AcqueForti a Venezia”, che include circa 30 opere tra acqueforti e puntesecche dal 1991 ad oggi.

Il progetto di organizzare una mostra personale del Maestro Ceschin nasce dalla volontà di dedicare anche sul territorio veneziano uno spazio di rilievo ad un grande incisore veneto, le cui opere continuano ad essere esportate ovunque nel mondo.

L’AUTORE

Livio Ceschin, originario di Pieve di Soligo, regala tracce vive e rigorose di paesaggi e presenze del nostro territorio locale, la cui verità è così vicina ai nostri occhi grazie anche al suo sapiente e scrupoloso contributo. La inequivocabile maestria e perizia tecnica dell’artista si adoperano a fare rivivere i paesaggi della nostra terra, attraverso la sensibilità di una sua propria poetica, autentica ed originale. I sottoboschi intricati, le suggestive betulle, i dirupi innevati, i canneti e le paludi di silenzi rarefatti a cui sa dare abilmente vita e verità sono i paesaggi incontaminati e a volte “angoli dimenticati” del nostro Cansiglio e delle pinete steppose tra Cortellazzo e la foce del Piave, luoghi della nostra memoria e del nostro cuore.

“Nelle mie incisioni tutto sembra corrispondere ad una realtà degradante, ma non repellente. Quello che vediamo e che intuiamo emana un fascino in cui ogni elemento è sublimato dal segno, in cui il ricordo di tale rovina e degrado è altrettanto significativo e consolatorio di quello delle pinete e dei boschi di betulle. Questi ruderi, questi manufatti, svolgono un imprescindibile ruolo di collegamento tra uomo e ambiente, tra passato e presente, tra memoria umana e memoria della natura. Ritengo del resto che ben poco o comunque nulla di profondo e duraturo possa nascere senza fondarsi sulla tradizione, poiché essa rappresenta ciò che ci lega alla nostra terra, alla nostra storia, alla nostra arte. Rinunciare alla tradizione, negarla, equivarrebbe ad annullare noi stessi, la nostra personalità, i nostri valori”.

Livio Ceschin

“…quell’insostituibile memoria, vitale per il nostro stesso divenire, i cui echi lontani, nel loro incessante ripercuotersi, ci sembra venire avvertendo e percependo come emergendo dagli ampi spazi dilatati di silenzi infiniti ma nutriti dall’incessante pulsare di tanti umori e di tante risonanze di passati lontani …”.

Giorgio Trentin

“…ritrae come se vivesse tra gli alberi, come un abitante quotidiano della natura, come padre e figlio della stessa foglia, la fisionomia, la forma degli aghi, l’architettura delle piante, quella dei cespugli e offre, a noi che osserviamo le sue invenzioni, la sensazione di farci toccare con la pungente, puntigliosa verità della natura…”.

Giorgio Soavi

“…La sua tecnica abile e accuratissima non è fine a se stessa ma appare funzionalizzata ad una situazione e ad una sostanza intima e profonda pervasa da una tensione poetica e psicologica che predilige gli incanti della solitudine, del silenzio, della ineffabile quiete che scaturiscono dalle vene della terra .”

Enio Concarotti

“Lei possiede veramente una tecnica incisoria magistrale, la quale è eccezionale nel nostro tempo. Inoltre ammiro come Lei fonde nelle Sue opere una resa realistica del soggetto con una concezione fortemente poetica della natura…”

Dott. Klaus Albrecht Schröder, Direttore Museo Albertina, Vienna, 2007