Biografia
Ferdinando Piras nasce ad Oristano nel 1933. La Morte prematura del padre e la guerra lo rendono girovago. Vive tuttavia fino in fondo il dramma delle Foibe e del fronte in Toscana per poi approdare nelle Marche, dove si forma alla Scuola d’Arte e Mestieri di Corridonia. Arriva a Milano nel 1955 dove lavora come intarsiatore ed intagliatore. Lavora con Crippa e con Cassina.
Studia chimica. Si unisce al gruppo della “scapigliatura milanese” e partecipa alla Triennale di Milano, vince il premio Bollate ed il premio Leonardo d’Argento. Nel 1967 Piras si trasferisce nelle Marche dove approda all’arte dell’incisione.
La personalità di Ferdinando Piras è sfuggente.
Ogni sua opera è un sentiero che ha inizio in particolari per molti insignificanti, in meandri della cultura in cui Piras, scevro da qualsiasi retorica e con lo spirito candido ed immutabile della nuova scoperta, si tuffa con spirito fanciullesco.
I sentieri si intersecano tra loro, rendendo la sua stessa produzione un groviglio di esperienze prima che di immagini, come un viaggio quasi incosciente in cui l’osservatore può non preoccuparsi del prima e del dopo. L’esperienza estetica si può smarrire, come nell’ascolto di una fiaba, proprio perché rassicurata da una sapienza che finge di non essere tale e da una verità chiara e palpabile.
Le radici profonde dei significati delle opere possono risiedere in luoghi lontanissimi ed inimmaginabili per l’osservatore, eppure gli sono comunicati sotto forma immediata, con il linguaggio della prossimità.
La sua opera è poi segnata profondamente dalla frequentazione di linguaggi diversi che vengono a comporre una sorta di sinestesia tecnica. L’approdo di Ferdinando Piras all’incisione giunge relativamente tardi, dopo una profonda sperimentazione nel campo della scultura a cui Piras giunge quasi come un artigiano intagliatore. Sembra poi seguire le orme di Hayter che, prima di divenire incisore, si forma come chimico. Il bagaglio acquisito in tale veste forgia il modo di concepire la stessa grafica. L’importanza fondamentale non è il rapporto con l’inchiostro e la carta ma, prima di tutto, quello con la lastra. Quest’ultima diventa l’oggetto dell’intervento, diviene come una scultura e come opera d’arte autonoma e separata dalla sua riproduzione. Piras trasforma questo processo, quello di scolpire la lastra, in un perfetto bilanciamento tra precisione e impeto. L’impeto è quello michelangiolesco dello scultore, che conferisce forza alla volontà di trarre fuori il significato dalla materia. È un procedimento simile a quanto si verifica in musica nell’arte della fuga, costruita sulla matematica, che tuttavia contribuisce a crearne la perfezione e la magnificenza.