La mostra
Un genio è un uomo che ha occhi per vedere la Natura.
Un genio è un uomo che ha il cuore per sentire la Natura.
Un genio è un uomo che ha il coraggio di seguire la Natura.
Se è possibile.
Frank Lloyd Wright, uno dei padri fondatori dell’architettura moderna, riassume in queste poche frasi, i concetti ispiratori della della sua “architettura organica”. Queste frasi furono pronunciate dal grande architetto, nel giugno del 1957, a conclusione di un’intervista che fece parte di un servizio giornalistico per la rivista Look affidato a John Peter e Tony Vaccaro, rispettivamente architectural editor della rivista e fotografo.
Vaccaro trascorse con il grande architetto 15 giorni nella grande tenuta di Taliesin, nel Wisconsin, dove Wright viveva e insegnava ai suoi allievi i principi e le tecniche del suo stile. Wright aveva 90 anni: Tony Vaccaro 35 ed era già un fotografo affermato per aver fotografato tantissime altre celebrità per le più importanti riviste dell’epoca: Flair, Look, Time, Life. Da questo incontro nasce un ritratto inedito e intimo di Frank Lloyd Wright che Vaccaro ha saputo impressionare su quasi 3000 fotogrammi, scattati nella quotidianità di colui che era ormai considerato un’icona dell’architettura. Vaccaro portò con sè 2 fotocamere Leica, 2 Nikon S, una Rolleiflex, una Rectaflex e una Linhof 4×5″ per interni. Ogni macchina era corredata da più obiettivi in modo da coprire tutti gli angoli di campo da cui avrebbe dovuto fotografare. In più, naturalmente, filtri, lampade, treppiedi e circa 300, tra rullini e lastre. Il volto, le espressioni e gli atteggiamenti di Wright sono colti da Vaccaro con grande abilità. I suoi scatti descrivono magistralmente il carisma che ancora trasmette il “giovane novantenne” ma anche il suo spirito e la sua umanità. Wright morirà 2 anni dopo.
Come citato nella prefazione al catalogo da Giancarlo Carnevale, Preside della Facoltà di Architettura IUAV di Venezia, con questa sua mostra Tony Vaccaro ci offre un’occasione eccezionale per riflettere su una stagione epica dell’architettura, ancorata ad una dimensione scientifica, culturale ed artistica. Immagini uniche e rare pubblicate per la prima volta in Italia e che, a distanza di più di 50 anni, richiamano il fascino dei grandi servizi fotografici che hanno raccontato la storia e i personaggi del XX secolo. E Vaccaro, ancora una volta, come in questa occasione, riconferma la sua appartenenza al ristretto novero dei grandi fotografi contemporanei. Il catalogo che accompagna l’esposizione, introdotto da Steffen Zügel, Amministratore Delegato di Fischer Italia Srl, che ha sponsorizzato la mostra, oltre alle straordinarie immagini di Tony Vaccaro, riporta il testo esclusivo di una intervista audio a Frank Lloyd Wright nella quale il grande architetto parla della sua vita e dei suoi concetti di “architettura organica”. Curatore delle mostre e del catalogo è Andrea Morelli.
Quando Vaccaro incontra Wright, ormai novantenne, il grande architetto aveva maturato un insanabile odio per i fotografi che nelle decine e decine di occasioni precedenti lo avevano fatto posare e sudare in sedute interminabili e stancanti sotto le luci dei riflettori degli studi fotografici, immancabilmente allestiti nella sua casa studio.
Il primo approccio di Vaccaro con Wright è quindi scoraggiante. Il grande Mito rimane impenetrabile e non degna di alcuna considerazione il giovane fotografo.
Tony Vaccaro è però armato della paziente umiltà lasciatagli in eredità dalla difficile infanzia e dalla terribile esperienza della guerra. Pari è anche la determinazione a perseguire quegli ideali coltivati già nella sua adolescenza. Così aspetta il momento opportuno. Girovaga con le sue fotocamere per Taliesin e inganna l’attesa dello sperato incontro, scattando immagini della comunità e dei suoi panorami, anche loro impregnati dello spirito del Genio.
Ma l’attesa non sarà lunga e il giovane fotoreporter riesce ad attirare Wright nella “trappola” della sua umanità organizzando attraverso la moglie un ritratto di famiglia. Da quel momento, poche frasi scambiate avvicinano i due in un rapporto in cui, poi, si riveleranno reciprocamente.
Così, per 15 giorni, Wright si concede ai discreti obiettivi di Tony Vaccaro fino quasi a dimenticarsi della loro presenza e man mano rivela spontaneamente il suo lato umano. L’occhio indagatore di Vaccaro sa penetrare fino a scavare nell’intima personalità del grande personaggio mantenendosi con la sua fotocamera alla giusta distanza dall’imbarazzante soggetto.
Vaccaro evita il più possibile di far posare Wright e, nei ritratti in interno, usa prevalentemente la luce naturale che arriva delle vaste finestrature volute dal Wright nei suoi progetti. Catturando questa magica luce, Tony coglie magistralmente il volto e le espressioni di Wright e con esse i suoi pensieri e il suo intimo, disegnando nei chiaroscuri poetiche morbidezze.
Gli scatti esterni, che colgono invece il “giovane novantenne” negli atteggiamenti quotidiani, in mezzo alla sua comunità, ripropongono ancora una volta quell’istintivismo di cui Vaccaro e artefice nella fotografia già dai tempi degli scatti di guerra.
Quando Vaccaro, a conclusione del suo servizio fotografico, va a salutare Mr. Wright, questi gli stringe la mano trattendola a lungo con entrambe le sue. Questa per Tony è una insperata riconoscenza che lo premia più di ogni altra cosa.
“Vai, Tony, e mantieni sempre il tuo spirito giovanile”: così lo saluta Wright.
E Vaccaro uscendo, vede sulla panca appoggiati il cappello bianco e il bastone di Wright e con la sua Nikon scatta l’ultima immagine del servizio: quella che ne sarà la sintesi.