COMUNICATO STAMPA
Non essere dalla parte di una parte, ma dalla parte del tutto, implica un’operazione di tipo non concettuale ma “culturale”, che significa intraprendere vie né ordinarie o razionali ma orientate verso l’estraneità assoluta, l’imprevisto e perciò non confinate in griglie sociali, giuridiche o religiose. Il nobile e sofferente duro lavoro di ricerca di parametri autentici, l’apprendimento della vita come linguaggio e comunicazione è una “passione laica”, e questa “passione laica” va a cozzare, inevitabilmente, con teorie di diligenti impiegati dell’arte (artisti e intellettuali devoti) che a quei parametri “ingabbiati” fanno riferimento con il medesimo, “onesto” intento di delineare i tratti di quella autenticità: ma la Storia stessa ne rileva l’inveramento e la negazione.
L’incisione d’arte richiede tutta la disciplina e le ferree regole di ogni altra espressione artistica: applicazione, ispirazione da buoni modelli, pazienza, noncuranza dei riconoscimenti, oltre naturalmente a una certa predisposizione naturale. È anche importante un ego ribelle contro cui lottare, perché la vita non deve necessariamente privarsi di quelle battaglie psichiche e di quei vizi preludio grezzo agli errori. Senza sbagli non si impara nulla di nuovo e se non si impara nulla di nuovo non è possibile comunicare qualcosa agli altri: in questo caso il potenziale talento rimarrà appunto “potenziale” cioè inespresso, e non servirà a nulla.
Le stampe originali d’arte di Stefano Mancini, riflettono il senso della ricerca e dell’evoluzione continua.
Stefano Mancini è devoto al Blues (quello vero) e all’incisione (quella autentica).
Il blues è nero, salvo alcune eccezioni come Harmonica Frank Floyd (bianco): il blues è povero, e qui nessuna eccezione; e ha un forte odore, come l’incisione. Il blues è di grande umanità, come quella che aveva Jerry Garcia – che tra l’altro è stato anche un notevole pittore –, che gli ha permesso, sul finire della sua intensissima ed ineguagliabile carriera, di suonare autentico blues acustico come i neri.
“Di grande umanità” è un’affermazione di Giorgio Trentin (“sacerdote dell’incisione”), riferita a quel linguaggio d’arte autonomo che si esprime attraverso l’invenzione d’immagini in esemplari cartacei come è l’incisione.
Stefano Mancini è un artista incisore autentico e di grande umanità. Oggi è raro aver a che fare con artisti autentici, ma è ancor più raro aver a che fare con artisti di grande umanità.
Nelle sue acqueforti si possono leggere i suoni-carezza: la mano di Lightnin’ Hopkins, la guancia di Sonny Terry , la grinta di Hound Dog Taylor, il volto di Mississippi John Hurt, una qualsiasi parte del corpo di Browny MC.Gee che accarezza o che è accarezzato dalla malinconia del blues. Queste immagini si realizzano sinesteticamente e quindi, musicalmente parlando, sulla base di una sonorità liscia, slide o glissata, delicata energeticamente.
La puntasecca per Stefano è gesto-suono, risultato di un’articolazione pressoria che se ripetuto, come nella maggior parte delle incisioni d’arte e dei brani suonati da Stefano, è indice di movimento, di avvio alla ritmicità.
Stefano ha avuto la fortuna di lavorare con il più grande “puntasecchista” contemporaneo: Sandro Ciriscioli, che gli ha insegnato a pizzicare con la puntasecca (che bel nome! puntasecca…), come in tante ritmiche di Muddy Waters.
Il segno, scarno e diretto in bianco e nero (come il blues) è il suono-respiro: nel ventre materno il feto familiarizza con il suono-movimento determinato dalle azioni respiratorie della madre. La ritmica, come l’intreccio segnico, è azione corporea, è un atto vitale che si rinnova in ogni momento attraverso il grande rituale della vita (preghiera? atto amoroso? ).
Le acquetinte di Stefano Mancini sono un gioco paesaggistico e ambientale di andata e ritorno che rimandano al ritmo della respirazione (aria) con cui l’essere umano trova l’energia per stare in vita e per offrirla ai suoni vocali. Nella nostra cultura occidentale abbiamo uno strumento popolarissimo e fondamentale per il blues, che sfrutta questo movimento ritmico respiratorio: l’armonica a bocca. I suoi massimi interpreti? Sonny Boy Williamson, Walter Horton e il già citato Harmonica Frank Floyd.
Stefano si è formato nella sua città d’origine, Fano, dove esiste una buona scuola e tradizione pittorica. Qui é stato allievo del Maestro Emilio Furlani e di Corrado Cascioli. Poi nel 1993 è venuto a Urbino iscrivendosi ai miei corsi d’incisione d’arte. Non è stato semplice disciplinare Stefano all’incisione, ma le passioni comuni per il Blues, per Chuck Berry, Hank Williams, Duane Allman, Eric Clapton, Jonny Cash, Elvis Presely, Peter Green, Billy Gibbons, Johnny Winter, Fats Domino, Professor Longhair, Bob Dylan, Texas Tornado, Phil Walden, il “Califfo” e la passione per tutte le donne e la natura, gli ha permesso di affrontare e superare quel primo approccio con le tecniche calcografiche che è sempre ostico (in quanto grammaticale), specialmente per un musicista-pittore: in musica e in pittura risulta tutto più immediato. Poi, considerate le sue evidenti doti segniche, gli ho fatto conoscere amici incisori per un reale confronto (scontro-incontro): come Fabio Bertoni (con cui ha stretto una importante ma purtroppo breve amicizia: Fabio se n’è andato nel 1994) e Renato Bruscaglia (entrambi, Fabio e Renato, esponenti della scuola di incisione di Urbino). Poi Livio Ceschin, massima espressione della tradizione incisoria veneta odierna e i fratelli Lamberto e Pier Paolo Calzolari (tra i massimi esponenti nell’Arte Contemporanea rispettivamente della Body Art e Arte Povera). Dopo di che Stefano è andato avanti da solo, dividendo con me numerosi studi: incisione, pittura, musica… Ci siamo così specializzati in incisioni di grandi formati e in presupposti…
Stefano Mancini, in arte Steve Mancini, ha poi trascorso un lungo periodo a “N’Awlinz” (New Orleans), prima del devastante arrivo di Katrina, a suonare la chitarra in importanti e storici locali con musicisti quali Billy Gregory e Andy J. Forest. Da lì è andato sul Delta del Mississippi a scoprire le origini del blues .Il Mississippi è per il blues quello che l’Umbria e le Marche rappresentano per il Francescanesimo. Steve ha visto la baracca di Mississippi John Hurt (lui si occupava del bestiame) e si è seduto sulla sedia dove il grande bluesman componeva i suoi brani. Con il consenso e insieme al custode e chitarrista Art Browning ha suonato per tutto il giorno con lo sguardo rivolto in quella natura densa di odori, litanie e suoni melanconici. Quando è tornato ne ha fatto un’incisione da brivido.
Per il piacere di Steve e mio consentitemi, a questo punto, di nominare alcuni fondamentali artisti, “the man”, che hanno permesso, attraverso la loro forza, energia, originalità, potenza, umanità, sobrietà, operosità, tenacia, caparbietà nell’affrontare qualsiasi tipo di battaglia di ordine psichico, ed esempi di vita tanto “mirabili” da segnare e orientare indelebilmente “la grande via” intrapresa dal nostro artista incisore. Nominerò i più significativi e tralascerò quelli già citati: Jacopone da Todi (poeta e frate francescano spirituale), Antonello da Messina (pittore), Paolo Uccello (pittore), Carpaccio (pittore), Giulio Campagnola (incisore), Albrecht Dürer (pittore-incisore), Hercules Seghers (incisore), Rembrandt (pittore-incisore), Federico Barocci (pittore-incisore), Goya (pittore-incisore) William Blake (pittore, poeta e alchimista dell’incisione), Gericault (pittore), Giovanni Fattori (pittore-incisore), Anonimo (fotografo) senza titolo 1870 circa London Michael Hoppen Gallery Collection, Jack London (scrittore), Stanley William Hayter (incisore-pittore) e tutti gli incisori che hanno frequentato l’Atelier 17, Ennio Morlotti (pittore), Alberto Burri (pittore-incisore), Mario Giacomelli (fotografo), Charlie Patton (musicista), Robert Johnson (musicista, king of the Delta Blues Singers), Skip James (musicista) , Blind Willie Johnson (reverendo-musicista), Son House (musicista), Rev.Gary Davis (musicista), T-Bone Walker (musicista), Big Joe Turner (musicista), B.B.King (musicista), Howlin’Wolfe (musicista), Sleepy John Eastes (musicista), John Lee Hooker (musicista), Willie Dixon (musicista), Otis Spann (musicista), R.L.Burnside (musicista), Asie Payton (musicista), Cedel Davis (musicista), Freddie King (musicista), Elmo Williams (musicista), Mississippi Fred McDowel (musicista), Junior Kimbrough (musicista), Charles Caldwell (musicista), Bob Log III (musicista), Joe Callicott (musicista), Scott Dunbar (musicista), J.W.Woren (musicista), J.B. Lenoir (musicista), John Mayall (musicista), Stevie Ray Vaughan (musicista), Albert King (musicista), Scooty Moore (musicista), Michael Coleman (musicista),Mance Lipscomb (musicista e agricoltore), Woody Guthrie (musicista), D.R John (musicista), Clarence Gatemouth Brown (musicista), James bad Blond Ulmer (musicista), Bo Didley (musicista), Taj Mahal (musicista), Danny Kalb (blues project,musicista), JJ Cale (musicista), Allman Brothers Band, i primi (musicisti), Dick Latvala (tape archivist), Captain Beefheart (musicista-pittore), Jorma Kaukonen (musicista), Van the man Morrison (musicista), Bob Margolin (musicista), Lowel George (musicista), Danny Gatton (musicista), Friedrich Wilhelm Murnau (regista), Max Schreck (attore), Alan Lomax (musicologo), Keith Richards (musicista), Roberto Rossellini (regista), Sergio Leone (regista), Pier Paolo Pasolini (poeta), Francesco Biamonti (scrittore e critico d’arte), Domenico Angelini (falegname), Ciprì e Maresco (registi), John Belushi (attore), Giorgio Bracardi (comico).
PAOLO FRATERNALI
docente di Grafica d’Arte-Tecniche dell’Incisione
Accademia di Belle Arti di Venezia