Dopo aver rappresentato la Repubblica Armena alla 57. Biennale di Venezia nel 2017, Rafael Megall (nato Rafael Melikyan a Yerevan nel 1983) torna a esporre a Venezia alla InParadiso Art Gallery, dal 30 agosto al 2 novembre 2022. Promossa dal Concilio Europeo dell’Arte e curata da Demetrio Paparoni, l’esposizione include opere del ciclo The Panthers In My Blossoming Garden e del più recente Porcelain Idols, oltre ad alcune opere appositamente realizzate.
Nei dipinti del primo ciclo, aggressivi felini si mimetizzano tra fiori e piante in una trama pittorica nella quale si intrecciano forme astratte che rimandano ai decori delle khachkar, i blocchi di pietra con croci scolpite in altorilievo, realizzate in Armenia a partire dal IX secolo e intrise di simbolismo religioso cristiano. La personale e originale interpretazione che Megall fa di quest’intreccio di foglie, fiori, frutti e disegni astratti costituisce una delle cifre distintive del suo lavoro, mentre l’aggressività delle pantere che si spingono nel giardino di casa dell’artista sono un esplicito riferimento alla storia dell’Armenia, alle persecuzioni subite dal suo popolo e al genocidio di cui il paese è stato vittima tra il 1915 e il 1917.
Nei dipinti del secondo ciclo, invece, si assiste alla narrazione del conflitto per il controllo della regione del Nagorno Karabakh, enclave armena in territorio azero: l’ennesima guerra che vede il territorio armeno sotto continuo attacco. Tale narrazione si intreccia con il tema delle conseguenze del dissolvimento dell’Unione Sovietica: i frammenti di porcellane e di ceramiche raffigurate nei suoi dipinti erano un tempo molto comuni nelle case di quei paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica, da cui l’Armenia ottenne l’indipendenza nel 1991. Appare inoltre nei suoi dipinti Lev Tolstoj, il cui ritratto diventa talvolta tutt’uno con la testa di una pantera.
Are There Mangy Cats in Eden? – opera che assume una posizione centrale in questa mostra – è un trittico di grandi dimensioni presentato l’anno scorso al MoMA di Mosca e alla Building Gallery di Milano. In questo straordinario dipinto una rigogliosa natura si intreccia con i decori armeni tipici dell’opera di Megall, mentre sulla sinistra riconosciamo, dipinta con tecnica super realistica, una porcellana del periodo sovietico. A una prima occhiata sembra che nel dipinto tutto sia perfetto, quasi si trattasse di una rappresentazione dell’Eden. Ma la prima impressione di immagine di bellezza incontaminata viene meno ben presto. Nel non finito di alcune parti del dipinto si insinua infatti un’idea di corruzione della natura, come corrotta è la bellezza della porcellana, ferita, non integra.
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