Y LA CULPA NO ERA MIA

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Il Concilio Europeo dell'Arte inaugura la stagione espositiva 2020 alla InParadiso 3030 Gallery di Venezia con la nuova mostra personale di Antony Fachin: "Y la culpa no era mìa" è un omaggio alla donna, al suo coraggio, alla sua forza di resistere e opporsi ad ogni forma di violenza. Un atto di consapevolezza e una mobilitazione divenuta ormai globale.

InParadiso 3030 Gallery, Venezia

ingresso libero

h 10.00 - 19.00

da 08.02.2020

PERSONALE di ANTONY FACHIN

Il Concilio Europeo dell’Arte inaugura il 2020 alla InParadiso 3030 Gallery con una nuova mostra “Y LA CULPA NO ERA MIA” che dà voce – per immagini – a tutte quelle donne, di ogni luogo, religione e ceto sociale, a rivendicare il diritto di ognuna ad essere ciò che è, e non rappresentare in nessun modo un bersaglio: donne che scelgono di “resistere ad ogni forma violenza maschile, violenza di genere, violenza dei generi e ai ruoli sociali imposti *” che colpiscono le donne.

Lo sguardo attento di un artista sull’universo del coraggio e orgoglio femminili, che si riappropriano della loro soggettività uscendo allo scoperto.

Antony Fachin, poliedrico artista che collabora da moltissimi anni con il CEA (pittore, illustratore, scultore, incisore, fra le principali discipline in cui si cimenta),  ha sempre investito proprio la donna di ruoli e maschere di volta in volta mutevoli, spesso enigmatici, ma riconoscendone sempre un carattere forte, emancipato, teso a guidare l’umanità verso precisi obiettivi.

Dopo aver partecipato alla precedente mostra collettiva organizzata alla InParadiso 3030 Gallery “Look OF|ON Women”, la nuova personale di Antony Fachin riprende un tema sociale più che mai attuale e molto sentito, che il Concilio Europeo dell’Arte vuole fortemente presentare al suo pubblico per immagini: la donna che subisce violenza in tutte le sue forme, ma che sempre più trova la forza individuale (sfera soggettiva) – ma soprattutto e finalmente anche collettiva, con mobilitazioni nelle piazze di moltissimi Paesi – di riappropriarsi della sua soggettività, del suo diritto universale di “essere donna”. L’artista Antony Fachin non transige, rompe il silenzio e dipinge l’eco della solitudine, della frustrazione, del dolore di quelle donne che subiscono violenza.

Le tavole sembrano assordare la sala espositiva, gli occhi fermi e vuoti di quelle donne mute raccontano la paura, il terrore vissuta entro le mura di ambienti familiari che si rivelano delle gabbie da cui sembra impossibile sfuggire.

Fachin indaga poi oltre, fissa sulla tavola i corpi e gli sguardi di donne che gridano allo specchio l’orgoglio di essere quel che sono, alludendo a volte ad un’ambiguità che si rivela, senza indugi, essere la realtà intima di ogni individuo, prima ancora di ogni donna.

“Y LA CULPA NO ERA MIA” è anche il refrain del ballo di protesta “Un violador en tu camíno” , divenuto internazionale, che accompagna i flash mob organizzati dalle donne ormai in tutto il mondo: il titolo della mostra è allora un tributo solidale alla schiera di donne che, con forza maggiore di mille slogan, scandiscono un testo di rivendicazioni che dovrebbero essere patrimonio comune, ma che ancora stentano ad affermarsi. Potentissimo innanzitutto l’elemento visivo delle donne che lo recitano, bendate, nei cortei in piazza.

Potente come l’opera di Antony Fachin.

COMUNICATO STAMPA